HAITI
La "solidarietà"
dell'imperialismo e la solidarietà proletaria
Continua la campagna di Conlutas,
promossa in Italia dal Pdac
di Patrizia Cammarata
Dopo il terribile terremoto del 12 gennaio 2010, che ha colpito Haiti, si sono moltiplicate in Italia serate, cene, spettacoli teatrali, iniziative le più disparate per raccogliere fondi per la popolazione. In questi giorni si parla di più di 200 mila vittime e dati ufficiali stimano che la tragedia abbia coinvolto più di tre milioni di persone. Non c’è da meravigliarsi che qualsiasi campagna di solidarietà a favore del popolo haitiano incontri, giustamente, commozione e generosità.
Dopo il terribile terremoto del 12 gennaio 2010, che ha colpito Haiti, si sono moltiplicate in Italia serate, cene, spettacoli teatrali, iniziative le più disparate per raccogliere fondi per la popolazione. In questi giorni si parla di più di 200 mila vittime e dati ufficiali stimano che la tragedia abbia coinvolto più di tre milioni di persone. Non c’è da meravigliarsi che qualsiasi campagna di solidarietà a favore del popolo haitiano incontri, giustamente, commozione e generosità.
Ma a sfilare sotto i riflettori della solidarietà sono spesso proprio i
politici, sindaci, assessori, presidenti di associazioni, ecc... legati da un
forte rapporto e da una vicinanza di obiettivi politici, economici e militari
con i responsabili di un’altra immane tragedia che ha colpito Haiti,una tragedia
che nel tempo ha portato il popolo haitiano ad essere fra il più povero
dell’America.
I responsabili della povertà di
Haiti
Già prima del terremoto l’80% della popolazione
viveva in una condizione di povertà degradante, il 54% con meno di un dollaro
al giorno, e la disoccupazione toccava il 70% della popolazione. Questa povertà
non è causata da un destino fatale che si è abbattuto sull’isola ma da una
storia segnata dal dominio del colonialismo e dell’imperialismo. Tre anni fa
denunciammo nel nostro giornale Progetto Comunista (aprile-maggio 2007,
articolo di Valerio Torre) che Brasile, Argentina, Cile, Uruguay e Bolivia
avevano inviato proprie truppe ad Haiti, forti di una risoluzione Onu che ha
istituito una missione militare (Minustah) da dispiegare nell’isola caraibica.
Si è trattato di vere e proprie truppe di occupazione, che nella notte del
gennaio 2007 e nei giorni successivi, con un attacco ordinato dal Consiglio di
Sicurezza, sono entrate, con oltre 400 soldati con blindati e fucili automatici,
nei quartieri più poveri della capitale causando almeno 70 morti e decine di
feriti, tra cui molti bambini, e distruggendo le infrastrutture idriche. In
realtà l’attacco Onu è servito per reprimere la costante crescita delle azioni
di massa contro l’occupazione della Minustah.
La Lit - Quarta Internazionale (di cui il Pdac è sezione italiana) lanciò allora una campagna internazionale "contro tutte le occupazioni dell’imperialismo, dall’ Irak ad Haiti, perché un’occupazione imperialista è la stessa, benché ad Haiti si mascheri dietro i caschi azzurri”.
La Lit - Quarta Internazionale (di cui il Pdac è sezione italiana) lanciò allora una campagna internazionale "contro tutte le occupazioni dell’imperialismo, dall’ Irak ad Haiti, perché un’occupazione imperialista è la stessa, benché ad Haiti si mascheri dietro i caschi azzurri”.
Le vere finalità della "solidarietà"
della borghesia
Il terremoto del 12 gennaio ha rappresentato una
tragedia immane e grande è la commozione per le donne e gli uomini, per i tanti
bambini che sono morti sotto le macerie o che vagano, orfani, in un Paese
devastato dalla distruzione e dalla miseria. Ma non saranno i caschi blu
dell’Onu, i politici che stringono sorridendo le mani ai generali Usa, le
associazioni che vivono attraverso i contributi dei governi guerrafondai a sigla
Pd o Pdl, le cooperative “rosse” che costruiscono le basi militari, ad aiutare
il popolo haitiano a risollevarsi.
Haiti fu la prima colonia latino-americana che conquistò l’indipendenza e l’abolizione della schiavitù, nel 1804. Tutta la sua storia ci parla di un popolo fiero e generoso che pagò con dure repressioni la sua vocazione alla libertà. Ora la stessa politica e i medesimi interessi economici che hanno causato la sofferenza e la miseria di questo popolo si candida a risollevare le sorti e come segno di aiuto e solidarietà invia subito 10 mila marines (governo Obama), bombe di gas lacrimogeno sfollagente che serviranno nelle prossime probabili manifestazioni (governo Lula), portaerei Cavour, carabinieri e elicotteri (governo Berlusconi) per, come ha dichiarato il ministro Frattini, “garantire l’ordine pubblico e cooperare con gli Stati Uniti”.
Mentre in Italia Guido Bertolaso, capo della Protezione Civile, prima dello scandalo che lo vede in questi giorni coinvolto, si è imprudentemente abbandonato a dichiarare che “la mancanza di coordinamento delle organizzazioni internazionali sta lasciando migliaia di haitiani abbandonati a sé stessi”, il generale brasiliano Jorge Armando Félix, ministro della Sicurezza istituzionale della Presidenza della Repubblica, ha detto chiaramente che le forze dell’Onu ad Haiti "non hanno carattere umanitario, ma di sicurezza, e non possono deviare da questa missione" e il ministro della Difesa Celso Jobim ha ammesso che "per la mancanza di acqua, di alimenti e di combustibile la gente comincerà a essere più indignata" e ha aggiunto che l’occupazione militare dovrà essere protratta "per almeno altri cinque anni".
Haiti fu la prima colonia latino-americana che conquistò l’indipendenza e l’abolizione della schiavitù, nel 1804. Tutta la sua storia ci parla di un popolo fiero e generoso che pagò con dure repressioni la sua vocazione alla libertà. Ora la stessa politica e i medesimi interessi economici che hanno causato la sofferenza e la miseria di questo popolo si candida a risollevare le sorti e come segno di aiuto e solidarietà invia subito 10 mila marines (governo Obama), bombe di gas lacrimogeno sfollagente che serviranno nelle prossime probabili manifestazioni (governo Lula), portaerei Cavour, carabinieri e elicotteri (governo Berlusconi) per, come ha dichiarato il ministro Frattini, “garantire l’ordine pubblico e cooperare con gli Stati Uniti”.
Mentre in Italia Guido Bertolaso, capo della Protezione Civile, prima dello scandalo che lo vede in questi giorni coinvolto, si è imprudentemente abbandonato a dichiarare che “la mancanza di coordinamento delle organizzazioni internazionali sta lasciando migliaia di haitiani abbandonati a sé stessi”, il generale brasiliano Jorge Armando Félix, ministro della Sicurezza istituzionale della Presidenza della Repubblica, ha detto chiaramente che le forze dell’Onu ad Haiti "non hanno carattere umanitario, ma di sicurezza, e non possono deviare da questa missione" e il ministro della Difesa Celso Jobim ha ammesso che "per la mancanza di acqua, di alimenti e di combustibile la gente comincerà a essere più indignata" e ha aggiunto che l’occupazione militare dovrà essere protratta "per almeno altri cinque anni".
La solidarietà internazionalista tra
lavoratori
E’ assolutamente indispensabile costruire una
solidarietà, anche negli aiuti alla popolazione di Haiti, in piena autonomia
dalla carità mescolata alla repressione e allo sfruttamento che parte dalle
politiche dei governi e delle multinazionali e arriva nelle nostre città, nei
nostri posti di lavoro attraverso le raccolte di denaro da parte di Fondazioni,
associazioni e club che con quel potere e con quella politica vanno a braccetto,
solo come esempio due delle numerose iniziative di raccolta fondi per Haiti:
il World Food Program (Onu), il Programma Alimentare Mondiale delle Nazioni
Unite (WFP), e l’iniziativa congiunta di Confindustria e segreterie Nazionali
Cgil, Cisl e Uil, che raccolgono fondi con un conto corrente bancario comune
(dal sito Uil Ufficio Stampa).
Per i lavoratori e le masse popolari di Haiti è importante l’appello alla solidarietà di Bataye Ouvriye, la più grande organizzazione politico-sindacale haitiana, da anni impegnata contro l'occupazione militare dei Caschi Blu dell'Onu che denuncia come “le forze imperialiste approfittano dell’aiuto che somministrano per rendere più pesante, in maniera sfrontata, la loro dominazione” e lancia un “APPELLO ALLA SOLIDARIETA’ a tutti gli operai, lavoratori e progressisti conseguenti del mondo intero, per cercare di aiutarci ad uscire da questo terribile momento e per far fronte in modo strutturato all’altro genere di catastrofe che ci attende: il futuro dominio imperialistico che, in raccordo con le classi dominanti locali e il loro stato reazionario, assume già forme estreme”.
Conlutas, sindacato di base brasiliano, una delle principali realtà di lotta dell'America Latina, ha promosso una grande campagna per la raccolta di fondi per Haiti: fondi che verranno consegnati direttamente da una delegazione di Conlutas a Batay Ouvriye.
La campagna di Conlutas è stata appoggiata e rilanciata a livello internazionale dalla Lega Internazionale dei Lavoratori - Quarta Internazionale, che ha in Brasile la sua principale sezione, il Pstu di Zé Maria (da sempre all'opposizione di sinistra a Lula). In Italia la campagna è sostenuta dal Partito di Alternativa Comunista (Pdac), sezione italiana della Lit. Il Pdac si sta rivolgendo alle organizzazioni politiche e sindacali, alla stampa della sinistra, ai centri sociali, ai movimenti di base, ai singoli compagni che vogliono dare un aiuto alle masse popolari haitiane in forma indipendente dall'imperialismo e dalle sue organizzazioni "umanitarie".
E’ il momento che tutti noi, lavoratrici e lavoratori italiani, che stiamo pagando con l’ abbassamento dei diritti, la precarietà e i licenziamenti, la crisi economica del capitalismo, ci attiviamo in ogni modo per fare arrivare la nostra concreta solidarietà ai nostri fratelli haitiani, in piena autonomia, sottraendoci all’inganno del “buonismo” di associazioni e partiti che con una mano finanziano la costruzione dell’ospedale, della strada, della scuola, e con l’altra finanziano le “guerre umanitarie” e le “ronde per l’ordine pubblico e la sicurezza”.
Per i lavoratori e le masse popolari di Haiti è importante l’appello alla solidarietà di Bataye Ouvriye, la più grande organizzazione politico-sindacale haitiana, da anni impegnata contro l'occupazione militare dei Caschi Blu dell'Onu che denuncia come “le forze imperialiste approfittano dell’aiuto che somministrano per rendere più pesante, in maniera sfrontata, la loro dominazione” e lancia un “APPELLO ALLA SOLIDARIETA’ a tutti gli operai, lavoratori e progressisti conseguenti del mondo intero, per cercare di aiutarci ad uscire da questo terribile momento e per far fronte in modo strutturato all’altro genere di catastrofe che ci attende: il futuro dominio imperialistico che, in raccordo con le classi dominanti locali e il loro stato reazionario, assume già forme estreme”.
Conlutas, sindacato di base brasiliano, una delle principali realtà di lotta dell'America Latina, ha promosso una grande campagna per la raccolta di fondi per Haiti: fondi che verranno consegnati direttamente da una delegazione di Conlutas a Batay Ouvriye.
La campagna di Conlutas è stata appoggiata e rilanciata a livello internazionale dalla Lega Internazionale dei Lavoratori - Quarta Internazionale, che ha in Brasile la sua principale sezione, il Pstu di Zé Maria (da sempre all'opposizione di sinistra a Lula). In Italia la campagna è sostenuta dal Partito di Alternativa Comunista (Pdac), sezione italiana della Lit. Il Pdac si sta rivolgendo alle organizzazioni politiche e sindacali, alla stampa della sinistra, ai centri sociali, ai movimenti di base, ai singoli compagni che vogliono dare un aiuto alle masse popolari haitiane in forma indipendente dall'imperialismo e dalle sue organizzazioni "umanitarie".
E’ il momento che tutti noi, lavoratrici e lavoratori italiani, che stiamo pagando con l’ abbassamento dei diritti, la precarietà e i licenziamenti, la crisi economica del capitalismo, ci attiviamo in ogni modo per fare arrivare la nostra concreta solidarietà ai nostri fratelli haitiani, in piena autonomia, sottraendoci all’inganno del “buonismo” di associazioni e partiti che con una mano finanziano la costruzione dell’ospedale, della strada, della scuola, e con l’altra finanziano le “guerre umanitarie” e le “ronde per l’ordine pubblico e la sicurezza”.