Crisi del capitalismo
E' possibile un nuovo accordo di Bretton Woods?
Le illusioni dei riformisti e la prospettiva dei comunisti
di Eduardo Almeida Neto (*)
In piena crisi, c'è chi crede che le imprese e i governi imperialisti potrebbero unirsi per ridurre i propri guadagni e creare un ordine mondiale e un capitalismo più umano. La crisi economica che sta iniziando ha una portata storica.
Evidentemente,
è la più grave crisi capitalistica dal 1929. Il suo corso non è ancora chiaro.
Potrebbe portare a una recessione importante, seguita da nuovi cicli di
accrescimento con picchi di caduta più bassi e crisi più gravi. O potrebbe
portare anche a una depressione simile a quella del ‘29.
In
un modo o nell'altro, è una crisi con un profondo significato economico,
sociale, politico e ideologico. La situazione politica si sta modificando al
suo ritmo. Un terremoto ideologico sta sgretolando l'edificio montato dal
neoliberismo. La propaganda capitalista sulla "morte del socialismo" sta
perdendo colpi. Però allo stesso tempo non esiste un'alternativa che appaia
chiara, né nel movimento reale delle masse lavoratrici, né in termini
ideologici. Lo stalinismo è stato profondamente indebolito dalla crisi dell'Est
europeo, benché i suoi resti (i partiti comunisti rimasti) possano tentare di
riprendere qualche spazio. Il nazionalismo borghese, come Chavez e i governi di
fronte popolare latino-americani, come quelli di Lula e di Evo Morales, nonostante
non siano al massimo del proprio prestigio, cercano di presentarsi come alternativa.
Per
questo motivo è necessario contrastare le proposte che stanno circolando in
questi circoli del riformismo di centrosinistra. La più importante delle quali,
senza dubbio, è quella di una "nuova Bretton Woods". Questa è la
proposta di Ignacio Ramonet, di Le Monde
Diplomatique, e uno dei fondatori del Forum Sociale Mondiale: "Oggi il mondo deve dotarsi di una nuova
architettura finanziaria internazionale, una nuova Bretton Woods che includa
Paesi come Cina, India, Sud Africa, Brasile e Messico". Questa è stata
anche la conclusione della Conferenza Internazionale di Economia Politica,
patrocinata dal chavismo, che si è recentemente svolta a Caracàs.
La
conclusione di questa conferenza afferma: "La
necessità di ridisegnare l'architettura economica e finanziaria internazionale
è oggi ineludibile. Dentro questa prospettiva, si iscrive la necessità di un
mercato post-capitalistico, chiamata dal
venezuela Socialismo del XXI Secolo".
La
gravissima crisi che inizia esige una risposta: esige la rottura col
capitalismo. Ciò nonostante, i settori più importanti del riformismo difendono la
stessa tesi di sempre: un capitalismo più umano, con una nuova architettura
finanziaria.
I regolazionisti
Ci
sono correnti critiche del Fmi e del neoliberismo che puntano come alternativa
a uno Stato capitalista che ponga maggiore enfasi all'investimento sociale.
Questi settori, come Ramonet, si appoggiano a una corrente di pensiero
economica: quella regolazionista.
Questa
corrente è nata in Francia negli anni '70, con l'intento di sintetizzare
marxismo e economia borghese keynesiana. Afferma che sia possibile stabilire
regole economiche (internazionali, tra imprese, tra Stato e organizzazioni
operaie) che permettano al capitalismo di evitare le crisi e di umanizzarsi.
Secondo questa corrente, la crisi attuale è una "crisi di regolazione" e non
una crisi di sovrapproduzione aggravata da un crack finanziario. Basterebbe, pertanto, trovare le regolazioni
necessarie e applicarle per risolvere la
crisi.
Un'altra utopia reazionaria
Parlare di una nuova Bretton Woods significa rivendicare un nuovo
accordo interimperialista che "ponga ordine" nel caos creato dalla crisi
economica. I riformisti del tipo di Ramonet fondarono il Forum Sociale Mondiale
con il modesto slogan "un altro mondo è possibile". Ora, continuando a suonare
la stessa musica, avanzando il motto "un'altra Bretton Woods è possibile".
Propongono un accordo tra i Paesi imperialisti, a cui devono
aggiungersene altri come Cina, Brasile, India, Messico e Sud Africa, che
permetta di creare un capitalismo più umano. L'idea è più o meno questa: tutti
questi governi si siedano al tavolo e negozino fino a trovare un accordo per
riordinare il mondo a beneficio di tutti.
La dichiarazione della Conferenza di Caracàs ha lo stesso significato: "Su scala globale, si deve continuare con le
domande per una profonda riforma del sistema monetario finanziario
internazionale, che implica la difesa dei risparmi e la canalizzazione degli
investimenti verso le necessità prioritarie dei popoli."
Questa nuova Bretton Woods dovrebbe anche ottenere che il capitalismo
investa maggiormente in spesa sociale. Sempre la Conferenza di Caracàs afferma:
"In un momento critico come quello
attuale, le politiche nazionali e regionali devono dare priorità alle spese
sociali, e proteggere le risorse
naturali e produttive. Gli Stati devono introdurre misure urgenti di
regolazione finanziaria per proteggere
i risparmi continuando a favorire la produzione e combattere il pericolo di speculazioni attraverso controlli immediati di cambio e di
movimenti di capitale".
Si tratta di una ideologia riformista, una
utopia reazionaria. Il capitalismo cerca di risolvere la sua crisi, come
sempre, scaricandone i costi sui lavoratori e i Paesi coloniali e
semicoloniali. Non esiste un modo di convincere le grandi imprese a ridurre i
guadagni e ancor meno a "farle investire nel sociale". Come sempre, quello che
vogliono fare è ridurre i salari e licenziare i lavoratori.
Non
c'è modo di convincere i governi imperialisti di non sfruttare i Paesi che
dominano. I Paesi imperialisti vogliono usare la cirsi per concentrare e
centralizzare ancora di più il capitale, assorbendo le imprese in crisi nei
Paesi dominati, imponendo ribassi nei prezzi delle materie prime e esigendo più
che mai il pagamento degli interessi dei debiti di questi Paesi.
Pensare
qualcosa di diverso significa non concepire il capitalismo come un sistema di
produzione basato sul profitto. Significa credere che basti cambiare regole e
mettere gente "più umana" nelle imprese e nello Stato per porre fine
all'ingiustizia. Se non fosse che l'ingiustizia è parte del sistema
capitalista.
Un nuovo Stato di "sicurezza sociale"?
Il
periodo seguito alla Seconda guerra mondiale è conosciuto come quello della
"sicurezza sociale", in cui i lavoratori ottennero pensioni, ferie e
tredicesima mensilità, e altre conquiste. Però nessuna di queste fu il prodotto
di un "capitalismo umano", furono il frutto dei grandi processi rivoluzionari
che scossero il mondo dopo la
Seconda guerra mondiale. I lavoratori si trovarono vicini
alla presa del potere in grandi Paesi imperialisti europei (come Francia e
Italia) e sorsero nuovi Stati operai nell'Est europeo e in Cina. L'alleanza tra
imperialismo e stalinismo salvò il capitalismo da quella grande ondata
rivoluzionaria. Però fu necessario fare concessioni, come la creazione del
Welfare State.
Allorchè
è stato possibile, come in tutto il periodo della "globalizzazione", quelle
conquiste sono state attaccate dai governi imperialisti, fossero di destra o socialdemocratici.
Oggi, non esiste nessun segnale che le grandi imprese, ancor più nella crisi
attuale, tornino indietro. Sperare che governi come quelli di Brown in
Inghilterra, del Psoe in Spagna o di Obama negli StatiUniti attacchino i
profitti delle grandi imprese è una nuova illusione che si cerca di vendere
alla classe operaia. Sono tutti governi borghesi, che difendono gli interessi
della classe che rappresentano. Basta guardare la loro reazione di fronte alla
crisi: hanno riempito le tasche dei banchieri.
Le relazioni tra stati imperialisti
Si
rivendica inoltre una nuova Bretton Woods per i governi imperialisti europei,
come Sarkozy in Francia. E' significativo che i riformisti che difendono questa
proposta attacchino Bush, ma dimentichino di fare lo stesso con l'imperialismo
europeo. Nel caso di Ramonet, esiste una lunga storia fatta di capitolazioni ai
governi della socialdemocrazia, vale a dire all'imperialismo europeo. Tutti
questi riformisti coltivano anche grandi aspettative per l'elezione di Obama.
Attendono dalla Unione europea una "alternativa sociale" e che la
sconfitta dei repubblicani negli Usa apra la possibilità che le relazioni tra i
Paesi siano improntate sulla "volontà di aiutare i popoli", oltre che per "gentilezza e amabilità". Ovvero qualcosa di impossibile
nel rapporto tra Paese imperialista e Paese dominato, come abbiamo già visto. Ma
neanche tra Paesi imperialisti.
Bretton Woods è stato possibile per l'egemonia
economica e militare dell'imperialismo nordamericano. Oggi la realtà è molto
più contraddittoria. Per la prima volta dalla fine della Seconda guerra
mondiale l'egemonia economica statunitense è messa in discussione a causa della
profondità della crisi e dal fatto che gli Usa ne sono l'epicentro. Però, in
questo momento, non c'è nessuna altra potenza che minacci realmente il suo
dominio: né la divisa europa né tantomeno il Giappone. Inoltre la superiorità militare
nordamericana è schiacciante. Il che esclude la possibilità che l'imperialismo
risolva le proprie rivalità tramite il ricorso ad una guerra mondiale.Questa
situazione, sino ad ora, ha permesso che gli Usa continuassero a beneficiare
della loro posizione egemonica, pur non avendo più la leadership economica di un tempo.
Il carattere sempre più parassitario di questo
sfruttamento è gigantesco: gli Usa funzionano come una immensa "aspirapolvere"
del plusvalore mondiale, finanziando le proprie spese molto più alte della
propria capacità economica, con una iniezione di capitali pari a 3000 milioni
di dollari al giorno. Altra espressione di questo è che il dollaro continua ad
essere la moneta mondiale, nonostante la crisi finanziaria. Sino a quando potrà
durare? E' una risposta che non potrà essere data dai riformisti della "nuova
Bretton Woods". Il governo di Obama difenderà, innanzitutto, gli interessi
della sua borghesia. Solo l'evoluzione della crisi, e le sue imprevedibili
ricadute sulla lotta di classe, potrà modificare il ruolo del dollaro
nell'economia e nei rapporti tra le nazioni. Un esempio è la riunione dei
governi imperialisti con i principali "emergenti" (il G-20) tenutasi il 15
Novembre scorso. Non è stato possibile arrivare, ancorché si fosse all'inizio
della crisi, ad alcuna soluzione reale per trovare una nuova "architettura
finanziaria". Al contrario della Bretton Woods originale, la realtà non ha
stabilito i "vincitori" e gli "sconfitti".
E' necessario propagandare un programma anticapitalista
L'utopia reazionaria di una nuova Bretton Woods serve ai riformisti per tentare di nascondere il fatto che l'unica possibilità di cambio reale è la rottura con il capitalismo. Durante la crisi del 1929 l'ex Urss (nonostante la zavorra della burocrazia stalinista) cresceva a tassi economici fantastici. La grande crisi politica che sorgerà dalla situazione economica che si sta aprendo farà nascere la possibilità che il movimento di massa entri in una traiettoria anticapitalista. Non esista alcuno schema che assicuri che la crisi economica provochi una ascesa rivoluzionaria. Una crisi può, al contrario, provocare scoraggiamento e passività tra i lavoratori. Senz'altro però, si apre anche un'altra possibilità, che non esiste in un periodo di stabilità economica: quella di un acuirsi dello scontro nella lotta di classe, che potrebbe portare ad insurrezioni e rivoluzioni. La sinistra avrà una grande sfida: dotare questo movimento di un programma rivoluzionario ed anticapitalista, che parta dalle rivendicazioni più sentite dai lavoratori, come la lotta contro i licenziamenti, ed arrivi a rivendicare l'espropiazione delle banche e delle grandi imprese multinazionali e nazionali sotto il controllo dei lavoratori. Che rivendichi, nei Paesi dipendenti, la rottura con l'imperialismo e con i suoi organismi di dominio, come L'Fmi e la Banca Mondiale, ed il non pagamento del debito estero. Che rivendichi la pianificazione dell'economia per garantire la necessità dei lavoratori e della popolazione e non per assicurare il profitto ad una infima minoranza di sfruttatori. Che punti ad una prospettiva socialista come unica via d'uscita dall'abisso in cui il capitalismo ci sta cacciando. L'utopia di "un altro mondo possibile" all'interno del capitalismo era già reazionaria all'inizio del XXI secolo, quando è stato creato il Social Forum Mondiale. Lo è ancora di più oggi, quando la brutale crisi economica che sta iniziando richiede un programma di rottura con il capitalismo come necessità immediata in molti Paesi.
Scheda
Cosa è stato l'accordo di Bretton Woods?
Molti lettori non conoscono il significato della conferenza del luglio 1944, conferenza fatta quando era già certa la sconfitta della Germania nella Seconda Guerra Mondiale. Nella cittadina di Bretton Woods, nel New Hampshire (Usa), 730 delegati di 44 nazioni alleate si riunirono per stabilire la base del funzionamento del capitalismo nel dopoguerra. Gli Usa uscirono dalla guerra come imperialismo dominante. La sua economia era egemonica e non aveva subito devastazioni dirette. Necessitava di regole che dessero stabilità monetaria (senza le fluttuazioni selvagge della depressione del 1929) e, allo stesso tempo, piena libertà affinchè i suoi capitali si espandessero per il mondo. Bretton Woods istituzionalizzò questa egemonia. A partire da questa conferenza, il dollaro si rafforzò come moneta-padrona del sistema finanziario internazionale. Si stabilì che sarebbe stata la moneta di cambio internazionale e che il governo Usa avrebbe garantito che i dollari avrebbero potuto essere convertiti in oro. All'epoca si stabilì che 35 dollari equivalevano ad una oncia di oro (l'oncia è una unità di peso di 31 grammi). Questo diede un enorme vantaggio all'imperialismo nordamericano nel commercio e nella finanza mondiale, che è spiegabile solamente con la sua forte egemonia. Allo stesso tempo furono creati il Fondo Monetario Internazionale (Fmi) e la Banca Mondiale, con l'obiettivo formale di finanziare la ricostruzione delle economie distrutte dalla guerra e garantire la stabilità monetaria. Senz'altro, più che la preoccupazione per questa "ricostruzione" o per lo "sviluppo mondiale", Bretton Woods è stato l'espressione del dominio dell'imperialismo nordamericano.Nel 1971, senza consultare gli altri Paesi, il governo Nixon pose fine alla convertibilità del dollaro in oro. Come a dire: il dollaro continua ad essere la moneta mondiale di cambio (un gran vantaggio), ma ora senza la garanzia dell'oro. Il tesoro Usa può stampare dollari, acettati come moneta di cambio in tutto il mondo, però senza dover garantire il suo valore con l'oro custodito a Fort Knox. Il Fmi si trasformò in uno strumento di dominio, in un "ispettore" che definiva ed imponeva politiche economiche ai Paesi. Per esempio impose le "riforme neoliberiste" e iniziò a controllare in che modo erano applicate nelle semicolonie. Mentre la Banca Mondiale impone il privato per le politiche pubbliche, attaccando l'educazione e la sanità e promuovendo i cosiddetti "programmi sociali compensativi".
(traduzione di Davide Margiotta e Michele Scarlino)