L'ABITO E IL
MONACO
Rifondazione comunista alla deriva
di Fabiana
Stefanoni
Mentre Veltroni cerca di contendere a
Berlusconi lo scettro di leader di un partito azienda candidando i peggiori
tirapiedi del capitalismo italiano - dall'ex presidente dei giovani di
Confindustria Colaninno al generale Del Vecchio, dal presidente di
Federmeccanica Calearo a Pietro Ichino - Rifondazione comunista, dopo due anni
di sostegno incondizionato alle manovre padronali e guerrafondaie del governo
Prodi, raccoglie i cocci del mancato accordo elettorale col Pd. Veltroni, per
guadagnare fette di elettorato di centro, ha preferito scaricare la Sinistra
Arcobaleno (il blocco elettorale tra Prc, PdcI, Verdi e Sd): a nulla sono valsi
i disperati appelli di Giordano e degli altri segretari dei partiti confluiti
nell'Arcobaleno, disposti a tutto pur di mantenere viva la prospettiva di una
nuova alleanza di governo.
Il Pd ha fatto per ora concessioni all'Arcobaleno solo sul terreno delle
elezioni amministrative: a partire da Roma, Rifondazione comunista sosterrà i
candidati del Pd, compresi quelli indicati dal Vaticano (come Rutelli, appunto).
L'abito del
programma...
Messa alle strette dal benservito di
Veltroni, la Sinistra Arcobaleno, dopo aver rinunciato definitivamente ai
simboli del comunismo, la falce e il martello, sta cercando di recuperare
credibilità con la presentazione di un programma per le nuove elezioni
apparentemente "più a sinistra" di quella che è stata l'azione di governo dei
partiti che la compongono. Ciò non toglie che questo programma è persino più
moderato di quello della Rifondazione "movimentista" di qualche anno fa (quella
che Sinistra Critica continua ad apprezzare) e una serie
di rivendicazioni sono state definitivamente chiuse nel cassetto, insieme alla
falce e martello. Ad esempio, non si chiede più l'abolizione della Legge 30, ma
solo la trasformazione del contratto a termine in contratto a tempo
indeterminato dopo 36 mesi di lavoro. Così pure, è tabù la parola d'ordine del
ritiro delle truppe mentre si dà il via libera alla partecipazione a missioni
militari sotto l'egida dell'Onu. L'aumento salariale proposto è veramente
miserrimo: si parla di 8 euro lordi l'ora.
Ma il dato saliente di
questo programma non è tanto il carattere moderato della piattaforma
rivendicativa, quanto l'ipocrisia che lo ammanto, dato che gran parte di queste stesse richieste sono state smentite nei fatti
dalla politica di governo di tutti i partiti dell'Arcobaleno, Rifondazione in
testa. Facciamo solo qualche esempio. Si dice No al raddoppio della base Usa a
Vicenza, ma quel raddoppio è stato votato, insieme all'aumento delle spese
militari, in occasione del varo dell'ultima finanziaria proprio da Prc, PdcI,
Verdi e Sd, cioè da tutti i partiti che oggi compongono l'Arcobaleno.
Similmente, si chiede la chiusura dei Cpt e l'abolizione della Bossi Fini:
peccato che, nonostante la presenza di un ministro di Rifondazione (Ferrero)
alla Solidarietà sociale, nulla sia stato fatto in questo senso, anzi, il
ministro Ferrero, di suo pugno, ha firmato un decreto che garantisce la
sopravvivenza dei Cpt. Non solo: a fine anno tutti i partiti dell'Arcobaleno
hanno approvato in consiglio dei ministri il famigerato Pacchetto sicurezza, un
decreto razzista e xenofobo. Si parla di aumentare la spesa sociale e di abolire
i ticket, ma anche su questo versante si è operato in direzione contraria:
entrambe le finanziarie dello scorso governo hanno ridotto sensibilmente le
risorse destinate all'Welfare, favorendo invece i processi di privatizzazione.
...non fa il
monaco
Ridicoli sono i tentativi dei partiti
dell'Arcobaleno di rifarsi una verginità, dopo aver sostenuto attivamente per
due anni le peggiori nefandezze padronali. Così, recentemente, tra l'altro senza
omogeneità nel voto, i partiti della neonata formazione non hanno votato a
favore, in parlamento, della proroga alle missioni militari all'estero. Prc e
PdcI hanno espresso un voto contrario, mentre Verdi e Sinistra democratica non
hanno partecipato al voto. Come ha candidamente dichiarato Giordano, si è
trattato di un mero calcolo elettorale: il tentativo disperato di guadagnare
qualche voto. Vanno interpretati nello stesso senso i distinguo, in
consiglio dei ministri, di Ferrero (Prc) e Pecoraro Scanio (Verdi) al momento
del voto al decreto che trasforma in legge il Pacchetto sicurezza (mentre il
ministro Bianchi, in quota PdcI, ha votato ancora a favore). In entrambi i casi,
si tratta di mosse ipocrite, oltre che ridicole.
Per chi avesse la memoria
corta, ricordiamo che tutte le forze dell'Arcobaleno - Rifondazione in testa -
hanno non solo difeso, ma anche sostenuto a spada tratta il voto a favore al
rifinanziamento di tutte le missioni militari all'estero; inoltre, hanno votato
a favore del Pacchetto sicurezza nella sua prima versione, che in quasi nulla
differisce da quella attuale. E' troppo facile cambiare direzione di marcia solo
quando non c'è nulla da perdere. Appaiono grottesche le dichiarazioni di
Bertinotti, che ora definisce "impraticabile" l'alleanza elettorale col Pd,
quando, fino all'ultimo, si è cercato un accordo ("c'erano due forze: il Pd e la
Sinistra Arcobaleno. Si poteva aprire una relazione, loro non hanno voluto",
dichiarava lo stesso Bertinotti su la Repubblica il 27 febbraio).
La deriva di Rifondazione
comunista
Rifondazione comunista - che, con il blocco
elettorale, ha accelerato il processo di scioglimento del partito in un soggetto
unico della socialdemocrazia, senza riferimenti, nemmeno nel simbolo, alla
tradizione comunista - ha recentemente varato le liste elettorali. Mentre la
principale delle minoranze interne, l'area Essere comunisti (Grassi), ha
incassato almeno due eletti sicuri, in cambio della rinuncia all'opposizione
critica nel partito, le altre minoranze, come quella dell'Ernesto (nata da una
scissione dell'area di Grassi) sono state escluse. Il documento presentato dalla
Segreteria nazionale e approvato a larga maggioranza nel parlamentino del
partito parla di un "bilancio sostanzialmente negativo" dell'esperienza di
governo. Ma, al di là delle parole, la prospettiva non viene messa in
discussione ed è sempre la medesima: governare con quei partiti, come il Pd, che
rappresentano gli interessi delle grandi banche e della grande industria. Il
vero scopo del gruppo dirigente bertinottiano rimane quello di riguadagnare una
prospettiva di governo comune con il Pd, come dimostrano i tentativi di
rassicurare in la borghesia italiana, fino alla rimozione della simbologia
comunista poco gradita al padronato. Lo stesso Veltroni, che, per ragioni di
propaganda, ora lancia la parola d'ordine del "governeremo da soli", non ha mai
escluso un possibile dialogo di governo con l'Arcobaleno. I progetti di Veltroni
e Bertinotti, oggi divisi sul piano elettorale, mirano a confluire in un comune
disegno: un governo che, come il precedente, sappia garantire a padronato e
Confindustria ghiotti risultati in un contesto di pace sociale. Il ruolo della
socialdemocrazia, che oggi indossa i colori dell'Arcobaleno, è sempre stato
questo: garantire un controllo sulle burocrazie sindacali e sulle direzioni dei
movimenti, in funzione del compromesso di classe.
Dunque, Rifondazione resta
la stessa: non basta qualche non partecipazione al voto per cambiare la pelle di
un partito che si è mostrato, di recente, addirittura disponibile a sostenere un
governo tecnico con le destre! La decisione di abbandonare la falce e martello
rappresenta la sanzione, anche sul terreno simbolico, della deriva irreversibile
di Rifondazione comunista. O si sta con i padroni, o si sta con i lavoratori:
questo oggi ci spiega Bertinotti... dopo che per due anni si è seduto al fianco
dei padroni, contro i lavoratori.
Facciamo appello a tutti i militanti di
Rifondazione comunista, a partire dai compagni delle minoranze interne, a
prendere atto del fallimento della politica di governo di Rifondazione
comunista, ad abbandonare un partito che si appresta a diventare appendice
socialdemocratica del Pd, a costruire con noi, nelle lotte e nei luoghi di
lavoro, un partito comunista che mantenga viva l'unica prospettiva in grado di
non tradire gli interessi dei lavoratori, dei giovani precari, degli immigrati,
delle donne: la prospettiva di un governo di lavoratori per i lavoratori.