PERCHE' LA SCUOLA NON SI
DIFENDE
CON CHI L'HA DISTRUTTA
Volantino del Pdac per la manifestazione del 3
ottobre dei precari
L'anno scolastico si apre con 57 mila
tagli di posti di lavoro nella scuola pubblica, tra docenti e personale Ata
(bidelli, segretari, ecc): è solo il primo tempo di un piano, elaborato dai
ministri Gelmini e Tremonti, che porterà alla distruzione dell'istruzione
pubblica nel nostro Paese. Il governo Berlusconi ha previsto entro due anni il
taglio di più di 150 mila posti di lavoro nella scuola: un vero e proprio
licenziamento di massa.
I primi a farne le spese sono le
centinaia di migliaia di lavoratori precari della scuola che, con la complicità
dei governi di entrambi gli schieramenti, dopo anni e spesso decenni di lavoro
non sono stati assunti a tempo indeterminato per ragioni di risparmio: un
lavoratore precario costa molto meno allo Stato, sia perché per almeno due mesi
all'anno non viene retribuito (d'estate i precari diventano disoccupati), sia
perché a loro non sono riconosciuti gli aumenti di stipendio legati agli scatti
di anzianità. I precari della scuola sono destinati a diventare disoccupati!
Il 3 ottobre il Partito di
Alternativa Comunista è in piazza coi precari della scuola che hanno deciso di
indire un corteo alternativo alla manifestazione della Federazione nazionale
della stampa, corteo che si trasformerà in presidio permanente sotto il
Ministero dell'istruzione (Miur). Riteniamo che sia una scelta corretta: la
scuola pubblica non si difende insieme a quei partiti e a quelle forze politiche
che hanno contribuito a smantellarla, a partire da PD. Se oggi la Gelmini,
Berlusconi e Tremonti licenziano 150 mila precari, non dimentichiamo che sono
stati Fioroni, Prodi e Padoa Schioppa (col sostegno di Bertinotti e dell'allora
ministro Ferrero ora segretario del Prc) ad avviare il taglio di 40 mila
precari. Se oggi la Gelmini aumenta il numero di alunni per classe, non
dimentichiamo che anche Fioroni ha fatto lo stesso; se oggi la Gelmini accelera
sul terreno della privatizzazione degli istituti, non dimentichiamo che è stato
il decreto Bersani, varato in pieno governo Prodi, a trasformare le scuole in
Fondazioni di diritto privato.
Riteniamo grave che la burocrazia
della Cgil abbia invitato i precari della scuola a unirsi - insieme al codazzo
delle organizzazioni riformiste e centriste, da Rifondazione a Ferrando - alla
manifestazioni organizzata dai padroni per difendere la loro libertà di stampa,
che non a caso non lascia mai spazio alle lotte dei lavoratori e alle loro
rivendicazioni. Tra l'altro, l'invito ai precari della scuola a unirsi alla
manifestazione della stampa ha del grottesco: non è forse vero che anche i
quotidiani del centrosinistra (inclusa Repubblica) hanno contribuito
negli anni passati a denigrare la figura del lavoratore del pubblico impiego, a
partire proprio dagli insegnanti "fannulloni"? Così facendo hanno aperto la
strada agli attacchi della Gelmini e di Brunetta.
Le lotte dei precari della
scuola potranno essere vincenti solo se si uniranno alle lotte degli operai e
dei lavoratori degli altri settori in una grande vertenza generale di tutto il
mondo del lavoro. In Europa soffia di nuovo il vento della lotta di classe: per
evitare di diventare carne da macello di un capitalismo in crisi che vuole
riversare le spese sui lavoratori non resta che una strada da percorre: unità di
classe contro il padronato e lotta ad oltranza.