Ci sarebbe molto da scrivere sulla rivoluzione russa, sulle falsificazioni fatte dalla borghesia (che non perde occasione di classificare quegli avvenimenti come un putsch eseguito da pochi estremisti), sulle lezioni, sulla degenerazione dell’Unione Sovietica, sulla restaurazione del capitalismo ecc.. Per approfondire il tema meglio rimandare alla dichiarazione della Lega Internazionale dei Lavoratori - Quarta Internazionale dell’anno scorso, in occasione del novantesimo anniversario, un testo comunque sempre attuale
Di seguito, per rivivere quegli avvenimenti così meravigliosi, trascriviamo alcune parti degli scritti di Trotsky sulla Rivoluzione d’Ottobre e, per ultimo, un appello del Congresso dei soviet agli operai, ai soldati e ai cittadini.
Il 25 ottobre doveva aprirsi allo Smolny il più democratico di tutti i parlamenti della storia mondiale: chissà, forse anche il più importante.
Liberatisi dall’influenza dell’intellighentia conciliatrice, i soviet delle provincie avevano inviato soprattutto operai e soldati. Si trattava per lo più di uomini poco noti, ma che avevano fatto le loro prove nell’azione e godevano di una grande fiducia nelle loro zone. Dall’esercito e dal fronte, attraverso il blocco dei comitati dell’esercito e degli stati maggiori, erano riusciti a passare come delegati solo soldati semplici. Nella loro maggioranza erano giunti alla vita politica solo dopo la rivoluzione. Erano stati formati da un’esperienza di otto mesi. Sapevano poche cose, ma bene.
L’aspetto esteriore del congresso ne rileva la composizione. I galloni degli ufficiali, gli occhiali e le cravatte degli intellettuali del primo congresso erano scomparsi quasi del tutto. Il grigio dominava incontrastato, negli abiti e nei visi. Tutto si era logorato durante la guerra. Molti operai delle città avevano indossato pastrani da soldato. I delegati delle trincee non avevano l’aria molto presentabile: avevano la barba lunga, erano avvolti in vecchi pastrani laceri, portavano sulle zazzere spettinate, pesanti berretti di pelo, con l’ovatta che usciva dai buchi. Volti rudi provati dalle intemperie, grosse mani screpolate, dita ingiallite da sigarette di cattiva qualità, bottoni semistrappati, bretelle a penzoloni, scarponi rugosi, rossicci, non ingrassati dal tempo. La nazione plebea aveva inviato per la prima volta una rappresentazione genuina,non adulterata, fatta a sua immagine e somiglianza.
I dati statistici sul congresso, riunitosi nelle ore della rivoluzione, sono assai incompleti. Al momento dell’apertura si contavano 650 delegati. I bolscevichi avevano 390 delegati; ben lungi dall’essere tutti del partito erano, erano tuttavia carne e sangue delle masse: e alle masse non restava altra via che quella del bolscevismo.
(…) Il campanello passa in mano a Kamenev, uno di quegli esseri flemmatici che la natura stessa ha predestinato alla parte di presidenti. All’ordine del giorno – egli annuncia – ci sono tre questioni: l’organizzazione del potere; la guerra e la pace; la convocazione dell’Assemblea Costituente. Un fragore insolito, sordo e inquietante fa da contrappunto dal di fuori al rumore dell’assemblea: la fortezza di Pietro e Paolo ha salutato l’ordine del giorno con una salva di artiglieria. Una corrente ad alta tensione percorre il congresso che di colpo si rende conto di essere quello che in realtà è: la convenzione della guerra civile.
(…) Lenin, che non è stato visto al congresso, ha la parole per riferire sulla pace. La sua comparsa alla tribuna provoca applausi interminabili. I delegati delle trincee guardano con occhi sbarrati l’uomo misterioso che si era insegnato loro a odiare e che avevano imparato ad amare pur senza conoscerlo. Aggrappandosi saldamente all’orlo del leggio e osservando la folla con i suoi piccoli occhi, Lenin aspettava dando l’impressione di non interessarsi delle ovazioni incessanti che durarono per parecchi minuti. Quando la manifestazione ebbe termine, disse semplicemente:
(…) L’insurrezione vittoriosa aveva assicurato al congresso degli operai e dei contadini la base indistruttibile del potere. Questa volta i delegati votavano non per una risoluzione, ma per un atto di governo di una portata infinitamente maggiore.
(…) La fierezza è in tutti i cuori. Gli occhi brillano di gioia. Tutti sono in piedi. Nessuno fuma più. Sembra che tutti trattengano il respiro. La presidenza, i delegati, gli invitati, le guardie si uniscono in un inno di rivolta e di fraternità. “Improvvisamente, per un impulso generale – racconterà poco dopo John Reed, osservatore e partecipe, cronista e poeta della rivoluzione – ci trovammo tutti in piedi a intonare le note entusiasmanti dell’Internazionale. Un vecchio soldato dai capelli grigi piangeva come fosse un bambino. Alessandra Kollontai apriva e chiudeva gli occhi per non piangere. Le note poderose si difondevano nella sala, passavano attraverso le porte e le finestre e salivano verso il cielo.
(…) Le parole dell’inno avevano perso ogni carattere convenzionale. Erano tutt’uno con le parole del decreto governativo.
(Trotsky, Storia della rivoluzione russa)
OPERAI, SOLDATI, CONTADINI!
Il II Congresso panrusso dei Soviet dei deputati operai e soldati è aperto. Esso rappresenta la grande maggioranza dei Soviet e comprende anche un certo numero di delegati dei Soviet contadini. I poteri del vecchio Zik opportunista sono finiti. Appoggiandosi sulla volontà dell'immensa maggioranza degli operai, dei soldati e dei contadini e sulla vittoria della guarnigione di Pietrogrado, il Congresso prende il potere nelle sue mani.
Il governo provvisorio è deposto; la maggioranza dei membri del governo provvisorio è stata già arrestata.
Il potere sovietico proporrà una pace democratica immediata a tutte le nazioni ed un armistizio immediato su tutti i fronti. Esso procederà alla consegna dei beni degli agrari, della corona e della chiesa ai Comitati contadini. Difenderà i diritti dei soldati e realizzerà la completa democratizzazione dell'esercito. Stabilirà il controllo operaio sulla produzione, assicurerà la convocazione dell'Assemblea Costituente alla data fissata, prenderà tutti i provvedimenti necessari per approvvigionare la città di pane ed i villaggi delle derrate di prima necessità. Assicurerà a tutte le nazionalità viventi in Russia il diritto assoluto di disporre di se stesse.
Il Congresso decide che l'esercizio di tutto il potere nelle province è trasferito ai Soviet dei Deputati operai, contadini e soldati, che dovranno assicurare una disciplina perfetta.
Il Congresso fa appello alla vigilanza ed alla fermezza dei soldati delle trincee. Il Congresso dei Soviet è persuaso che l'esercito rivoluzionario saprà difendere la rivoluzione contro gli attacchi imperialisti, fino a che il nuovo governo avrà potuto concludere la pace democratica che egli proporrà immediatamente e direttamente a tutti i popoli. Il nuovo governo prenderà i provvedimenti necessari per soddisfare tutti i bisogni dell'esercito rivoluzionario, con una ferma politica di requisizione e di tassazione delle classi possidenti, e per migliorare la situazione delle famiglie dei soldati.
I kornilovisti, — Kerenski, Kaledin ed altri — si sforzano di lanciare le truppe contro Pietrogrado. Parecchi reggimenti, già ingannati da Kerenski, sono ormai passati dalla parte del popolo insorto.
Soldati! opponete una resistenza attiva al kornilovista Kerenski! State in guardia!
Ferrovieri! fermate tutti i treni di truppe inviate da Kerenski contro Pietrogrado!
Soldati! Operai! Funzionari! II destino della Rivoluzione e della pace democratica è nelle vostre mani!
Viva la Rivoluzione!
IL CONGRESSO PANRUSSO DEI DEPUTATI OPERAI E SOLDATI I DELEGATI PRESENTI DEI SOVIET CONTADINI