Scuola: a chi va il
carbone?
I regali di Natale del ministro
Fioroni
di Fabiana
Stefanoni*
Corsi di recupero per gli studenti che
saltano per "mancanza di fondi", aule fatiscenti, sale professori inagibili, ore
di lavoro straordinario non retribuite, supplenze pagate con mesi e mesi di
ritardo, aule affollatissime e ingestibili (fino a 33 alunni) con studenti
immigrati per i quali non sono previsti percorsi di integrazione e inserimento
(per la solita mancanza di fondi): sono solo alcune delle perle quotidiane che
riserva la scuola pubblica in Italia.
E il ministro Fioroni che fa? Risolve
l'emergenza regalando soldi alle scuole private confessionali; quelle che
piacciono tanto al Vaticano (anche perché sono fonte di consistenti guadagni),
dove le rette mensili pagate da ogni singolo studente sorpassano di un bel po'
lo stipendio dei professori. Il cattolicissimo ministro di centrosinistra,
infatti, ha promesso in un disegno di legge un incremento dei finanziamenti
pubblici alle scuole private cattoliche: 51 milioni di euro, che vanno ad
aggiungersi ai 100 milioni di euro già stanziati dalla vecchia Finanziaria. Non
solo: un regolamento allo studio del ministero dell'Istruzione intende elargire
regali anche agli istituti non paritari (i cosiddetti diplomifici), che per la
prima volta potranno godere di finanziamenti pubblici. Per quest'anno, i regali
infiocchettati vanno solo sotto l'albero dei privati: alle scuole pubbliche
resta solo il carbone.
Specchietti per le
allodole...
I sindacati concertativi hanno sbandierato
come "grande conquista" il recente rinnovo del contratto degli insegnanti.
All'indomani della firma (il contratto è stato siglato da Cgil, Cisl, Uil, Gilda
e Snals), i quotidiani hanno celebrato i "cospicui" 140 euro di aumento per gli
insegnanti, omettendo di precisare che i 140 euro sono lordi e che,
soprattutto, andranno solo agli insegnanti delle superiori con almeno 35 anni di
servizio. Per la gran parte dei precari, per fare un esempio, l'aumento
consisterà in poco più di 50 euro al mese. Inoltre, per il personale Ata
(tecnico-amministrativo), l'aumento sarà addirittura inferiore (come si
trattasse di lavoratori di serie B). Ciliegina sulla torta, gli arretrati
verranno pagati molto meno del dovuto e solo a partire da febbraio 2008, cioè
con quasi 25 mesi di ritardo!
In cambio di poche briciole, i lavoratori
della scuola hanno già ricevuto da tempo, ben prima delle feste, qualche regalo
poco gradito. Anzitutto, sull'onda della campagna contro gli insegnanti
"fannulloni", il ministro ha pensato di delegare maggiori poteri al coordinatore
didattico (quello che una volta era il preside e che oggi è il
manager che gestisce l'azienda e i rapporti coi clienti...), che ora
potrà decidere di sospendere, a sua discrezione, un insegnante senza nemmeno
consultare il collegio docenti.
Le scuole italiane sembrano sempre più
piccole aziende (fatiscenti): i fondi d'istituto vengono gestiti dal
coordinatore didattico (e dall'eventuale staff di docenti
"privilegiati") in modo discrezionale, senza nessun vincolo didattico. Tra
l'altro, il decreto Bersani ha trasformato gli istituti in fondazioni, con la
conseguente possibilità di ricevere fondi dalle aziende locali, dalle banche, da
Confindustria: in molti istituti questo si traduce nella moltiplicazione di
stages nelle industrie della zona: di fatto, lavoro non pagato che gli
studenti sono tenuti a svolgere per acquisire "crediti", con la conseguente
ingerenza delle imprese nei percorsi didattici.
...e trappole per i precari
Ma i regali più sgraditi sono arrivati, in
questi giorni prenatalizi, ai lavoratori precari, le cui sorti sono state
aggravate dal taglio di quasi 50 mila cattedre (taglio previsto dalla vecchia
Finanziaria e dalla nuova), per un risparmio per il governo di 4 miliardi di
euro in 4 anni.
Ormai il precariato nella scuola è un fatto
strutturale: in molte classi di concorso l'età media dell'assunzione in ruolo
oscilla tra i 45 e i 50 anni (e non si dice per dire, è proprio così!). Per
molti lavoratori significa l'impossibilità di costruire una famiglia, di fare
qualsivoglia programma di vita: ogni anno, a fine agosto, come al mercato delle
vacche, centinaia di migliaia di insegnanti precari attendono di sapere se e
dove potranno prendere servizio nei quattro giorni successivi, dove dovranno
trascinare figli, mogli e mariti, dove dovranno mettersi a cercare l'ennesimo
affitto nell'ennesimo paesino.
Chi, poi, come tanti insegnanti, è rimasto
escluso dalle cosiddette graduatorie a esaurimento (perché privi di
un'abilitazione, che negli ultimi anni si poteva conseguire solo nelle
costosissime Siss a numero chiuso e a frequenza obbligatoria), deve aspettare le
chiamate degli istituti, che pagano con mesi di ritardo. Sono proprio questi
lavoratori quelli che hanno ricevuto in questi giorni, i sacchi di carbone: con
più di cinque mesi di ritardo, le graduatorie d'istituto sono state aggiornate.
Tanti precari si sono trovati improvvisamente senza lavoro, o hanno viste
decurtate le ore di supplenza, o si sono ritrovati catapultati in una scuola
dall'altra parte della provincia. Per gli studenti, questo significa rottura
della continuità didattica, con cambi improvvisi di docenti a quadrimestre
inoltrato. Scandaloso è poi il fatto che, per mere esigenze di far cassa, siano
state mantenute in vita, per l'anno a venire, le Siss, senza alcuna certezza
circa l'utilità del diploma: le graduatorie provinciali (quelle per gli
abilitati) sono state chiuse, quindi non si capisce a cosa possa servire
frequentare un costosissimo corso abilitante: molti precari si sono iscritti
solo per mancanza di alternative.
E' ora di dire
basta!
E' ora di porre fine al massacro della
scuola pubblica! Occorre costruire una grande mobilitazione di tutti i
lavoratori della scuola e degli studenti per rivendicare:
- assunzione a
tempo indeterminato dei precari e del personale Ata;
- aumenti salariali
reali, riduzione del numero di alunni per classe e pagamento integrale di tutti
gli arretrati;
- no ai finanziamenti pubblici alle scuole private;
- no al
protocollo del 23 luglio che taglia le pensioni e rende permanente la
precarietà;
- introduzione di percorsi di inserimento e sostegno per gli
studenti figli di immigrati;
- abolizione dell'ora di religione, da
sostituire con un'ora di educazione sessuale;
- maggiori finanziamenti alla
scuola pubblica, no ai tagli previsti in Finanziaria;
- per una scuola aperta
a tutti, laica e di vera qualità.
*Cub Scuola Emilia Romagna