Sciopero generale del 28 novembre:
non sia che l’inizio!

Comunicato del Pdac
Il mese di novembre si preannuncia denso di mobilitazioni, che culmineranno nello sciopero generale unitario del sindacalismo di base del 28 novembre: il 14 ci saranno sia una giornata globale a difesa del clima (in occasione della Cop30 che si svolgerà in Brasile) sia uno sciopero studentesco; il 22 si svolgerà un corteo nazionale a Roma, organizzato da Nudm, contro la violenza di genere sulle donne e sulla comunità lgbt+; altre iniziative analoghe si svolgeranno il 25 novembre in tutti i territori in occasione della giornata internazionale contro la violenza sulle donne.
Il 28 novembre tutte le organizzazioni del sindacalismo di base hanno proclamato uno sciopero generale nazionale per tutta la giornata e per tutte le categorie pubbliche e private, convergendo su una piattaforma che - seppur molto limitata - mette al centro, oltre alle rivendicazioni sindacali e relative al lavoro, il sostegno alla causa palestinese.
Si tratta di uno sciopero, va detto, tardivo rispetto alle necessità e alle potenzialità della lotta di classe: la straordinaria adesione agli scioperi del 22 settembre e del 3 ottobre con oceaniche manifestazioni in tante città, così come l’impressionante partecipazione alla manifestazione del 4 ottobre a Roma, richiedevano un rilancio immediato degli scioperi. Il governo e i padroni hanno cercato di fermare la mobilitazione invocando le leggi antisciopero, ma non ci sono riusciti: nonostante lo sciopero del 3 ottobre fosse stato dichiarato «illegale» dalla Commissione di garanzia degli scioperi e dal ministro Salvini, i lavoratori hanno incrociato le braccia senza esitazioni. È la dimostrazione che ciò che conta, nella lotta di classe, sono i rapporti di forza: nessuna legge e nessuna repressione può fermare un movimento di massa.
Al di là di queste criticità, ora si tratta di costruire lo sciopero generale del 28 novembre, che può diventare un importante momento di rilancio della lotta. La «pace eterna» di Trump non è una pace e nemmeno una tregua: i sionisti continuano a bombardare Gaza e ad estendere le colonie in Cisgiordania. Inoltre è in discussione una legge di Bilancio che comporterebbe pesanti attacchi alle lavoratrici e ai lavoratori: le spese militari aumenteranno dell’11%, sommandosi all’aumento del 7.2% del 2024, raggiungendo un aumento complessivo del 20%, pari a 33 miliardi di euro contro un misero 2% riservato alla sanità pubblica, utile solo a mantenere lo stato fatiscente delle strutture sanitarie.
La direzione della Cgil, anziché rilanciare le mobilitazioni convergendo anch’essa sullo sciopero del 28 novembre, per la seconda volta rilancia uno sciopero in competizione (il 12 dicembre) con l’evidente intento di boicottare lo sciopero del sindacalismo di base (come già aveva fatto a settembre). Lo fa, tra l’altro, sulla base di una piattaforma arretratissima, funzionale alla cosiddetta «opposizione» parlamentare borghese di Pd M5s e Avs, che separa e indebolisce la lotta dei lavoratori.
Il Partito di alternativa comunista, sezione italiana della Lit-Quarta Internazionale, ha aderito da subito allo sciopero generale del 22 settembre; successivamente, ha partecipato allo sciopero generale del 3 ottobre e alla grande manifestazione di Roma del 4 ottobre. Ora facciamo appello ad aderire allo sciopero generale del 28 novembre. L’obiettivo deve essere la costruzione di una mobilitazione a oltranza fino alla cacciata del governo Meloni, per un’alternativa di sistema, ponendo al centro il pieno sostegno alla Resistenza palestinese (che è stata il detonatore delle più importanti lotte degli ultimi decenni).
Ma gli scioperi e le mobilitazioni non bastano: è necessario costruire la direzione rivoluzionaria internazionale che serve per sconfiggere l’imperialismo e il sionismo. Solo l’abbattimento del capitalismo e la costruzione di un’economia socialista potrà salvare l’umanità dalle guerre, dallo sfruttamento, dalle oppressioni di questo sistema barbaro.





















