Avanti tutta con la lotta universitaria!
Il Partito di Alternativa Comunista esprime totale solidarietà alla lotta che da oltre un anno le ricercatrici e i ricercatori stanno portando avanti nelle principali Università italiane, una lotta che abbiamo sostenuto fin dall’inizio, non solo a parole, ma anche col contributo attivo di nostri militanti.
Le condizioni di precarietà nell’accademia italiana sono tra le più infami e vergognose dell’intero panorama europeo. Come se non bastasse, nonostante la distopica propaganda del governo, è in corso un ferocissimo attacco che getterà sul lastrico la già moribonda Università pubblica italiana. La peggiore riforma dopo la Gelmini è stata approvata con un gioco di prestigio normativo. Persistono i pesantissimi tagli al finanziamento ordinario e, con essi, il blocco delle stabilizzazioni, mentre l’enorme bolla di precariato creata dalla scellerata gestione dei fondi del PNRR sta deflagrando. Lo scenario all’orizzonte è drammatico (scomparsa di interi gruppi di ricerca, accorpamenti tra dipartimenti, ulteriore calo della qualità di didattica e ricerca e demolizione del diritto allo studio) e solo la lotta può fermare la catastrofe.
Le Assemblee Precarie Universitarie (Apu) sono la sola organizzazione (spontanea, democratica e dal basso) che abbia provato a mettere in discussione non solo l’attacco in sé, ma l’intera logica del sottofinanziamento combinato con lo sfruttamento del precariato elevati a sistema fondante e costitutivo dell’Università. Condanniamo la complicità attiva delle governance degli Atenei con l’attacco del governo ed accusiamo la rassegnazione e il passivismo con cui molti settori del mondo accademico hanno abiurato al loro dovere di impugnare la lotta, come unico strumento per difendere gli interessi generali e collettivi dell’Università. Altresì condanniamo i vari atteggiamenti non collaborativi (individualisti, verticistici e burocratici) con cui le direzioni di alcune organizzazioni sindacali e di categoria hanno di fatto sabotato la crescita del movimento.
Auspichiamo che l’assemblea nazionale delle Apu a Roma getti le basi per un vero sciopero generale e per una partecipata stagione di conflittualità. Invitiamo le Apu a contrastare apertamente qualunque nuovo tentativo di deragliamento individualistico, verticistico e burocratico da parte dei soliti noti: siano costoro smascherati di fronte alle basi delle loro organizzazioni.
L’attacco contro l’Università pubblica è sistemico, di conseguenza, la risposta deve essere sistemica e non può fermarsi al contrasto di singoli decreti o, peggio, all’emendamento di riforme irricevibili (adornare il cappio al collo non risparmia la sorte dell’impiccato). L’Università pubblica necessità di una vera riforma strutturale, che la ponga al passo coi tempi e a misura d’uomo. Solo chi la vive ogni giorno, attraverso il proprio lavoro e il proprio studio, ha però la legittimità e la responsabilità di proporre un nuovo modello. Questo compito non può essere delegato né ai partiti borghesi (inclusi i gruppi riformisti nelle loro varie sfumature di opportunismo), né alle direzioni sindacali complici delle peggiori riforme a ribasso. Ribadiamo l’attualità del programma di transizione, a fronte della galoppante disoccupazione e dell’impennata inflazionistica. Punti come il ripristino della scala mobile dei salari e la riduzione delle ore di lavoro a parità di stipendio, la calmierizzazione degli affitti e l’implementazione dell’edilizia popolare pubblica dovrebbero integrare il piano di rivendicazione delle Apu, poiché la precarietà dentro i luoghi di lavoro, continua fuori, nei problemi concreti della vita quotidiana.
L’unione della lotta universitaria con le tante altre in corso non può che rafforzare il movimento sul piano di classe. La nostra Internazionale e strumenti come il Fronte di Lotta No Austerity e la Rete Sindacale Internazionale di Solidarietà e di Lotta possono contribuire a creare connessioni con le altre lotte, anche con le omologhe delle Apu in altri Paesi (la lotta per un modello diverso e migliore di Università pubblica e sociale è lotta di classe internazionale).