Partito di Alternativa Comunista

I contratti nel terziario, verso lo sciopero dell'11 maggio

I contratti nel terziario, verso lo sciopero dell'11 maggio

E LA CHIAMANO CONCERTAZIONE...

 

di Enrico Pellegrini (*)

Mentre i dirigenti dell'Unione lavorano ai vari "cantieri" per futuri partiti democratici e socialdemocratici che, divisi dalle alchimie politiche ma uniti nella sostanza di classe, garantiscano la governabilità borghese, i lavoratori vivono i loro drammi quotidiani alla rincorsa di rinnovi contrattuali sempre più miseri.

Un calvario, ad esempio, quello dei lavoratori del terziario che sembra non avere tregua; i tre piu' importanti contratti del settore sono scaduti da tempo e all'orizzonte non si scorge nulla di positivo se non l'intenzione delle dirette controparti (Confcommercio, Confesercenti, Confturismo, LegaCoop ecc) di abolire la funzione del contratto nazionale, affossare le poche regole e diritti presenti e rilanciare una "contrattazione" di secondo livello tanto cara ai progetti di Confindustria e compagnia cantante.
E' bene chiarire subito però che, di fronte a tanta determinata aggressività proveniente da tali controparti, sul piano vertenziale non corrispondono risposte rivendicative adeguate da parte delle varie sigle sindacali (Filcams Cgil, Fisascat Cisl, Uiltucs Cisl). Risposte che potrebbero  perlomeno arginare una spirale recessiva che i circa tre milioni di lavoratori del settore conoscono bene e che ha potuto permettere a migliaia di aziende di mietere profitti miracolosi negli ultimi anni.

 

Il Ccnl Multiservizi è scaduto da due anni e, nonostante uno sciopero nazionale con manifestazione a Roma (16 giugno 2006) e altre iniziative di lotta a livello locale, la trattativa è ancora in alto mare con la volontà da parte padronale di metter mano soprattutto all'indennita' di malattia dei primi tre giorni e di abolire l'art. 4 che obbliga il mantenimento della continuità occupazionale nelle ditte che operano in regime di appalto. A tutto questo si associa una proposta economica da parte padronale di 50 euro di fronte ai 90 contenuti nella pur debole piattaforma rivendicativa sindacale. Testo -quest'ultimo- che affronta solo superficialmente alcune questioni scottanti relative alla legge 30 ma che nel concreto si limita a qualche critica di facciata alla devastante precarietà del settore contro cui non si rilancia d'altra parte alcuna proposta contro le leggi precarizzanti e non si tende, se non in premessa, ad unificare con gesti concreti le migliaia di figure lavorative presenti assunte con le modalità piu' disparate.
Una platea che registra la presenza di 40 mila imprese e fornisce circa 450 mila lavoratrici e lavoratori adibiti a turni massacranti e più volti spezzati nel corso della giornata. E' comunque notizia di questi ultimissimi giorni che l'intero settore sciopererà di nuovo organizzando iniziative territoriali dopo aver rinunciato a unirsi allo sciopero dei lavoratori del turismo.

 

Il Ccnl Terziario Distribuzione e Servizi (Tds) rappresenta il contratto "pilota" dell'intera categoria e, dettando le regole-guida generali anche per altri comparti, assume una valenza che va oltre il normale rinnovo. E' scaduto alla fine del 2006 e la piattaforma rivendicativa di rinnovo è stata varata il 28 dicembre scorso con buona pace di una burocrazia sindacale che aprendo sull'apprendistato, sul part-time e sulla legge 30 ha aggiunto anche un'offerta economica ridicola: 78 euro. Una quota che rappresenta una delle piu' basse di tutti gli impianti di rinnovo contrattuale degli ultimi 14 anni: ciò nonostante gli altissimi profitti conseguiti dalle varie grosse aziende del ramo distributivo (Auchan, Carrefour, Oviesse, Panorama, Upim, Coin, La Rinascente, ecc ). Il Ccnl Tds comprende circa 1600000 lavoratori e non è difficile ipotizzare tempi lunghissimi per il suo rinnovo alla luce di una volontà padronale di stringere su temi pesanti quali le aperture domenicali nei grandi centri di distribuzione e il recepimento della legge 66 sull'annualizzazione degli orari, vera sciagura per le condizioni di vita lavorativa di tutti questi addetti.

 

Da ultimo, ma dal pregnante significato in termini di modalità di rinnovo contrattuale, il Ccnl Turismo presenta delle diversità rispetto ai precedenti.
Le presenze turistiche in Italia nel 2006 hanno fatto registrare un aumento dell' 1,4% sul 2005 con una previsione ancor più favorevole nel 2007 del 3,7%. Inoltre il saldo turistico (entrate/uscite turisti italiani all'estero) è quantificabile in un bilancio di 12052 milioni di euro nel 2006 con una spesa sostenuta dagli stranieri in Italia aumentata del 6,6%. Dati che sommati al quadro complessivo dell'intero settore comprendente il 12% della forza lavoro italiana e al conseguimento del 13% circa del PIL ci fanno ben capire quali interessi si muovano e quanto appetibile sia investire in questo campo.
Banca Intesa ha di recente acquisito parte delle azioni di Jolly Hotels mentre continue espansioni di capitale avvengono in moltissime aziende presenti a livello locale.
Ad un recente incontro tenuto tra il Presidente della Conferenza delle Regioni Vasco Errani e i rappresentanti delle più grandi aziende turistiche presenti nel paese (Valtur, Costa Crociere ecc) si è convenuto di rilanciare, attraverso agevolazioni fiscali, incentivi economici e relativo adeguamento delle infrastrutture, l'intero comparto definito ormai da più parti come il "petrolio d'Italia".

 

Ora, se da una parte crescono tali appetiti e certe concrete intenzioni, è da constatare come, dall'altra, la piattaforma rivendicativa su cui si sta faticosamente cercando di rinnovare il Ccnl di tutti questi lavoratori e con cui da circa 15 mesi si cerca di strappare qualcosa dai pochi tavoli convocati è di una vaghezza e di un'approssimazione mai viste nella storia di questo settore.
Il testo (votato in pochissime realtà di base) presenta un'analisi confusa ed incerta della situazione turistica mondiale, denuncia una crisi economica ormai superata (e forse mai esistita cifre e dati alla mano) e non propone alcunché in risposta a temi portanti di un normale contratto in via di rinnovo: apprendistato, orari, part time, contrattazione integrativa, ecc.
Ulteriore e grave segnale di pesante arretratezza è la proposta economica inserita a pie' di testo: inesistente sui meccanismi di calcolo riferiti al famigerato accordo del 23 luglio 1993, aperta, quindi, ad ogni ipotesi possibile e quindi, di fatto, ad ogni compromesso.
Di fronte, inoltre, a continue reticenze e ai voluti ritardi delle controparti padronali (Aica, Confcommercio, Federturismo ecc) non c'è da stupirsi se tutto ciò che si e' prodotto è stato quel "cimitero di buone intenzioni" in cui con estremo ritardo, dopo aver atteso la "disponibilità" delle suddette sigle padronali si è convenuto di indire uno sciopero nazionale del settore, con un'assemblea unitaria dei delegati da tenersi a Roma nella giornata dell'11 maggio prossimo.

 

L'apparato sindacale più impegnato nell' organizzare assemblee per propagandare la riforma del Tfr e le varie "opportunita'" che offrirebbe la tanto decantata sanità integrativa, è però in difficoltà nell'organizzare i prossimi passaggi: la fiducia dei lavoratori è evaporata di fronte all'inesistente piattaforma rivendicativa.
Lottare contro questa deriva si è rivelato assai difficoltoso ma il compito coerente di una diversa direzione politico-sindacale è agire nella prospettiva di denunciare tali impostazioni ultraconcertative e lavorare all'interno di questo percorso per una reale e necessaria unificazione delle vertenze in atto, rigettando l'ipotesi dell'assoggettamento di tutti questi lavoratori alle compatibilità capitalistiche, causa dei loro drammi, delle loro sofferenze, della loro incertezza futura.

 

 

(*) Direttivo Filcams Cgil Venezia, Rete 28 Aprile Veneto

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