Partito di Alternativa Comunista

Intervista a Patrizia Cammarata

Il 15 dicembre a Vicenza per dire No
al governo di guerra!
Intervista a Patrizia Cammarata
 
Intervistiamo Patrizia Cammarata, componente del Comitato di Vicenza Est e dirigente del PdAC di Vicenza, alla vigilia della importantissima manifestazione del 15 dicembre a Vicenza, a cui invitiamo tutti, a partire dai simpatizzanti del PdAC, a partecipare.
 
Patrizia, il 15 dicembre ci sarà la manifestazione a Vicenza, che diventa ancora più importante nel quadro di relativa pace sociale imposta dal governo Prodi. Qual è il significato di quest’appuntamento? Non credi inoltre che la sua convocazione sia un po' tardiva visti i tempi della Finanziaria (che anche quest'anno prevede un aumento delle spese militari)?
 
Una manifestazione che riportasse la questione di Vicenza nuovamente all'attenzione generale era assolutamente necessaria. A questo proposito il Comitato Vicenza Est ha avuto il merito d’averla proposta al movimento nello scorso agosto con l'appello per una manifestazione internazionale.
Purtroppo la data e l’appello per una manifestazione “europea” hanno ridimensionato la forza di tale proposta. Una manifestazione il 15 dicembre, a finanziaria approvata, è una manifestazione nei fatti depotenziata. Il movimento No Dal Molin si dichiara, oltre che contro la nuova base, anche contro la guerra, quindi la dimensione internazionale è centrale. Non tutti i migranti sono europei, non lo sono gli statunitensi che chiedono il ritiro delle truppe, non lo sono i disertori che stanno aumentando all'interno dell'esercito statunitense e che si appellano, come Chriss Capps e James Circello, al movimento di Vicenza per una lotta comune. Iraq e Afghanistan non sono Europa.
Nonostante i limiti sopracitati, il giorno 15 è comunque molto importante. La manifestazione di Vicenza contro la nuova base sarà inevitabilmente una manifestazione contro la guerra, è necessario esserci ed essere in tanti,  e con la nostra presenza massiccia impedire che il tentativo di zittire il movimento vicentino abbia buon esito.
 
Il 30 novembre il Presidio Permanente contro la nuova base Usa ha emanato un comunicato in cui si pretende che i parlamentari dei partiti della Cosa Rossa  e i loro membri del governo pongano la discriminante a Prodi sul No al Dal Molin e sulla moratoria, e che lo facciano entro la grande manifestazione del 15 dicembre. Secondo te quanto gli interessi di potere di questi partiti di governo (Prc, Pdci, Verdi e Sd) possono ostacolare il movimento? Quanto sono influenti al suo interno?
 
A mio avviso il continuo appellarsi ai parlamentari è deleterio per il movimento e per la nostra lotta.
I parlamentari  della sinistra sono "corteggiati" da una parte del movimento che ha addirittura organizzato un evento musicale "No Dal Molin" nel quale i parlamentari non erano solo i benvenuti, ma addirittura  protagonisti (Vladimir Luxuria conduceva la serata).  Un'altra parte del movimento (Il Presidio) è andata a Roma per reclamare la moratoria a quegli stessi parlamentari che hanno già votato la finanziaria che prevede il finanziamento per l'acquisto di velivoli e fregate da guerra (F35 e fregate FREMM), per la costruzione di una nuova e più grande base militare Usa a Vicenza, per il mantenimento d’uomini e mezzi nei Paesi colonizzati (Afghanistan, Libano, Irak, Kosovo, ecc), per la formazione di 190 mila uomini pronti alla "proiezione rapida" nei territori esteri di "interesse nazionale" nel quadro del Nuovo Modello di Difesa e per assicurare la continuità al programma di caccia da combattimento europeo Eurofighter. La Finanziaria 2008, dopo aver predisposto la copertura monetaria per l'organizzazione  alla Maddalena del G8 nel 2009, che torna in Italia otto anni dopo la mattanza di Genova, prevede anche per quest'anno un incremento dell'11% delle spese militari, che si aggiunge al 12% registrato l'anno scorso: un incremento che in due anni ha raggiunto il 23%. 
I parlamentari hanno già sconfessato nei fatti quello che dichiarano a parole! 
E' palese che l'influenza di molti portavoce dei comitati, legati nei fatti ai partiti di governo, costituisca un freno e un limite del movimento che invece dovrebbe essere autonomo da politici e parlamentari che rappresentano il governo che ha detto sì alla base.
 
Il movimento vicentino ha da tempo travalicato gli argini locali per diventare la bandiera di tutto il movimento no-war. La lotta contro la nuova base Usa è oggettivamente una lotta contro l'imperialismo e lo stesso governo Prodi?
 
Posso affermare che ad oggi lo è solo per una parte del movimento. A mio avviso sarebbe invece fondamentale che tutto il movimento arrivasse a coniugare la questione della nuova base alla questione della guerra e la questione della guerra a quella del sistema capitalistico e di conseguenza ai governi che ne rappresentano gli interessi (Berlusconi o Prodi).
La presenza di “Movimento Zero”, ad esempio, che è legittimata da una parte cospicua del movimento No Dal Molin, va verso tutt’altra direzione. E’ necessario che il movimento di Vicenza, proprio perché è visto dall’intero movimento no-war come un simbolo importante, non faccia confusione fra la scelta di essere un grande e forte movimento popolare e la scelta di accogliere al suo interno organizzazioni che sono in contraddizione con il No alla guerra.
 
Il 30 novembre scorso il Tribunale di Trento ha condannato nove attivisti del movimento ad un mese di reclusione (poi convertito in mille euro da pagare) per aver bloccato i treni alla stazione di Trento, dopo che Prodi aveva annunciato la non opposizione alla costruzione dell'aeroporto "Dal Molin". Con questa sentenza si è cercato di condannare il movimento stesso. Che ruolo gioca la repressione dello Stato borghese nella partita?
 
Alla vigilia d’ogni manifestazione il livello e i toni si alzano e, attraverso la stampa borghese, con allarmismi e tensioni si cerca di fare in modo che la gente rimanga a casa e che il movimento sia isolato. Ricordiamo gli arresti e i titoli dei mass media alla vigilia della manifestazione del 17 febbraio che, però, non hanno impedito che lavoratori, pensionati, studenti, sfilassero numerosissimi nelle strade di Vicenza.
 
E' possibile il collegamento tra la lotta contro il Dal Molin e le altre vertenze vive nel Paese, a partire dal movimento No Tav, fino alle vertenze per i rinnovi contrattuali e quelle per il diritto alla casa e contro il precariato?
 
Oltre ad essere possibile questo collegamento è necessario. Con il movimento No Tav, il movimento vicentino ha stretto un forte legame. Sarebbe importante che la lotta contro il Dal Molin si stringesse in modo definitivo al movimento contro la guerra, a livello internazionale. Il tema della guerra, inoltre, non può essere slegato dal tema del lavoro, degli attacchi allo stato sociale, dell’ambiente. Ad esempio per legare la lotta contro il Dal Molin alle lotte nel mondo del lavoro è fondamentale il ruolo svolto dal sindacato all’interno del movimento. La presenza della Cgil e della RdB-Cub nel movimento di Vicenza è una presenza importante. La Cgil sta, però, nei fatti,  svolgendo un ruolo “politico” (organizzando ad esempio”la festa NO DAL MOLIN” con i parlamentari) e non fa quello che potrebbe e sarebbe importante fare: organizzare i lavoratori nei posti di lavoro (assemblee informative, sciopero) in modo di collegare il mondo del lavoro al movimento. La RdB-Cub è realmente presente all’interno del movimento con molti suoi iscritti ma troppo spesso si muove, a mio avviso, in modo “movimentista” e, “sciogliendosi nel movimento”, rischia di depotenziare il suo importante ruolo che in qualche occasione, invece, è riuscita a ritagliarsi con impatto positivo. Il giorno della manifestazione del 17 febbraio la Cub è stato il sindacato che ha avuto il merito di indire lo sciopero. Recentemente, il 10 dicembre, a Vicenza, è stato inaugurato il nuovo teatro civico: il movimento No Dal Molin era davanti all’entrata a contestare, la RdB-Cub di Vicenza era insieme al movimento ma con striscioni e volantini per ricordare che sette milioni di lavoratori aspettano il rinnovo dei contratti e che si muore sempre di più nei posti di lavoro.  Insieme al movimento, quindi,  ma portando un punto di vista specifico, per tentare di legare i temi delle basi militari e della guerra a quelle del lavoro. A mio avviso è questa la strada da perseguire e che può aiutare il movimento ad essere sempre più forte e consapevole. Il movimento deve saper far tesoro di punti di vista solo apparentemente “specifici” ma nella realtà collegati gli uni agli altri e che evidenziano che l’attacco del capitalismo è generale e grave. 
 
Intervista a cura di Davide Margiotta
 
Ultim'ora: avevamo già chiuso questa intervista quando sono arrivate le dichiarazioni di Massimo D'Alema dagli Stati Uniti: incontrando gli esponenti del governo Bush li ha rassicurati sulla base a Vicenza: "è una questione ormai risolta".
Una vera e propria provocazione contro la manifestazione di sabato prossimo e un motivo in più per manifestare in tanti a Vicenza: contro la base, contro il governo, contro l'ipocrisia dei parlamentari de La Sinistra-l'Arcobaleno (Prc, Pdci, Sd, Verdi) che mentre mimano una partecipazione al movimento contro la base di Vicenza continuano a sostenere questo governo di guerra.

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