Una manifestazione che riportasse la questione di Vicenza nuovamente all'attenzione generale era assolutamente necessaria. A questo proposito il Comitato Vicenza Est ha avuto il merito d’averla proposta al movimento nello scorso agosto con l'appello per una manifestazione internazionale.
Purtroppo la data e l’appello per una manifestazione “europea” hanno ridimensionato la forza di tale proposta. Una manifestazione il 15 dicembre, a finanziaria approvata, è una manifestazione nei fatti depotenziata. Il movimento No Dal Molin si dichiara, oltre che contro la nuova base, anche contro la guerra, quindi la dimensione internazionale è centrale. Non tutti i migranti sono europei, non lo sono gli statunitensi che chiedono il ritiro delle truppe, non lo sono i disertori che stanno aumentando all'interno dell'esercito statunitense e che si appellano, come Chriss Capps e James Circello, al movimento di Vicenza per una lotta comune. Iraq e Afghanistan non sono Europa.
Nonostante i limiti sopracitati, il giorno 15 è comunque molto importante. La manifestazione di Vicenza contro la nuova base sarà inevitabilmente una manifestazione contro la guerra, è necessario esserci ed essere in tanti, e con la nostra presenza massiccia impedire che il tentativo di zittire il movimento vicentino abbia buon esito.
Il 30 novembre il Presidio Permanente contro la nuova base Usa ha emanato un comunicato in cui si pretende che i parlamentari dei partiti della Cosa Rossa e i loro membri del governo pongano la discriminante a Prodi sul No al Dal Molin e sulla moratoria, e che lo facciano entro la grande manifestazione del 15 dicembre. Secondo te quanto gli interessi di potere di questi partiti di governo (Prc, Pdci, Verdi e Sd) possono ostacolare il movimento? Quanto sono influenti al suo interno?
I parlamentari della sinistra sono "corteggiati" da una parte del movimento che ha addirittura organizzato un evento musicale "No Dal Molin" nel quale i parlamentari non erano solo i benvenuti, ma addirittura protagonisti (Vladimir Luxuria conduceva la serata). Un'altra parte del movimento (Il Presidio) è andata a Roma per reclamare la moratoria a quegli stessi parlamentari che hanno già votato la finanziaria che prevede il finanziamento per l'acquisto di velivoli e fregate da guerra (F35 e fregate FREMM), per la costruzione di una nuova e più grande base militare Usa a Vicenza, per il mantenimento d’uomini e mezzi nei Paesi colonizzati (Afghanistan, Libano, Irak, Kosovo, ecc), per la formazione di 190 mila uomini pronti alla "proiezione rapida" nei territori esteri di "interesse nazionale" nel quadro del Nuovo Modello di Difesa e per assicurare la continuità al programma di caccia da combattimento europeo Eurofighter. La Finanziaria 2008, dopo aver predisposto la copertura monetaria per l'organizzazione alla Maddalena del G8 nel 2009, che torna in Italia otto anni dopo la mattanza di Genova, prevede anche per quest'anno un incremento dell'11% delle spese militari, che si aggiunge al 12% registrato l'anno scorso: un incremento che in due anni ha raggiunto il 23%.
I parlamentari hanno già sconfessato nei fatti quello che dichiarano a parole!
E' palese che l'influenza di molti portavoce dei comitati, legati nei fatti ai partiti di governo, costituisca un freno e un limite del movimento che invece dovrebbe essere autonomo da politici e parlamentari che rappresentano il governo che ha detto sì alla base.
Il movimento vicentino ha da tempo travalicato gli argini locali per diventare la bandiera di tutto il movimento no-war. La lotta contro la nuova base Usa è oggettivamente una lotta contro l'imperialismo e lo stesso governo Prodi?
La presenza di “Movimento Zero”, ad esempio, che è legittimata da una parte cospicua del movimento No Dal Molin, va verso tutt’altra direzione. E’ necessario che il movimento di Vicenza, proprio perché è visto dall’intero movimento no-war come un simbolo importante, non faccia confusione fra la scelta di essere un grande e forte movimento popolare e la scelta di accogliere al suo interno organizzazioni che sono in contraddizione con il No alla guerra.
Il 30 novembre scorso il Tribunale di Trento ha condannato nove attivisti del movimento ad un mese di reclusione (poi convertito in mille euro da pagare) per aver bloccato i treni alla stazione di Trento, dopo che Prodi aveva annunciato la non opposizione alla costruzione dell'aeroporto "Dal Molin". Con questa sentenza si è cercato di condannare il movimento stesso. Che ruolo gioca la repressione dello Stato borghese nella partita?
E' possibile il collegamento tra la lotta contro il Dal Molin e le altre vertenze vive nel Paese, a partire dal movimento No Tav, fino alle vertenze per i rinnovi contrattuali e quelle per il diritto alla casa e contro il precariato?